lunedì, ottobre 24

Sguardi


di: Andree Luc
A volte basta vederne gli occhi per capire chi hai al fianco, a volte alzi le mani con i capelli sciolti e ti senti più protetto che sotto una coperta davanti ad un camino, certe volte alcuni ti guardano male altre volte tu li guardi male. Alle volte vorresti mangiarti il ricco, mangiarti le banche o almeno spaccarle per fare bocconi più piccoli; ti dicono che serve aspettare il grande sciopero generale, vedere i metalmeccanici marciare con le mani callose grandi come badili. Io non ho il tempo di aspettare il gigante ultimo, dirompente sciopero generale, ogni giorno ci lavoro, infilo i miei piccoli arnesi da scasso tra le immense ruote dentate, con le mie forbicine taglio i cavi su cui viaggiano gli ordini. Il giorno prima dello sciopero, lavoro con più foga, rischio che me le sequestrino ma uso delle forbici più grandi.
Il giorno dopo lo sciopero sono ancora li con le mie forbici in mano, le scaglio: che si conficchino almeno sul portone massiccio della villa del padrone, sull'ingresso del palazzo in cui si decide della mia vita (senza dirlo!). Un'esplosione (a ferro e fuoco han messo la città!), non è altro che un fuoco artifiziale, come un caminetto con un vetro davanti, passa un po' di calore: la scena è carina e il set fotografico è tra i migliori. Perché le fiamme ambiscano a toccare il legno che si scalda ai piedi del camino, perché l'esplosione incendi i palazzi di cui potremo fare a meno, serve che l'aria sia ricca d'ossigeno e non ci siano vetri nel mezzo. Nell'aria l'ossigeno aumenta, ma a forza ci pompano gas inerte, la pressione sale ed è per questo che ti fischiano le orecchie e la testa ti duole sempre di più. La teca in cui ci siamo fatti infilare ci mostra senza posa con le nostre tristi nefandezze e gli sguardi dei passanti le notano tutte, non potendo essere interessati alle nostre parole silenziose. Qualcuno prova a leggere le nostre labbra e noi insistiamo con i nostri gesti un goffi: sono troppo evidenti. Qualcuno si avvicina e vuole aprire la finestra per darci un po' d'acqua fresca (i nostri fuochi ci disidratano), gli altri astanti inorridiscono per la puzza che riversiamo con i nostri umori. I guardiani corrono e ci immergono in una nuvola spessa dall'odore pungente, installano nuovi vetri, vetri scuri come quelli dei SUV, perché non ci vedano, quelli che puzzano come noi ma si tengono tutto dentro, perché non si distinguano i nostri gesti con cui ci affatichiamo a dire che la carne è la stessa, che la vita va vissuta e ci sembra di viverla di più soffiando su quel fuoco, che girando allo zoo.

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