venerdì, marzo 11

Indignatevi!

Esce in Italia per Add editore il libro di Stéphane Hessel, Indignatevi!




Sono uno di quelli che ha atteso con ansia questo successo editoriale immenso che ha sconvolto gli acquisti natalizi in Francia e che appena ha avuto l'occasione ha messo le mani su una copia di questo libretto.


Il titolo è sufficentemente esplicativo su quale sarà poi l'argomento delle poco meno di 40 pagine nelle quali il vecchio co.autore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo spiega il perché sia necessario indignarsi facendo un paragone con il suo passato partigiano.


Accolto trionfalmente come una nuova (neanche tanto) rivelazione dal colorato e sempre più sbiadito arcipelago della sinistra perbenista che fa dell'indignazione solido (neanche tanto) baluardo da più di un decennio, fa dell'indignazione un canone di levatura morale riguardo ai fatti, alle leggi, ai provvedimenti, agli atti di questo governo, dei governi canaja sparsi in giro per il mondo, degli tzunami e dei vulcani che distruggono intere città. L'indignazione oggi in Italia, è svuotata del suo significato, non ha più nessun interesse, per conto mio, sentire se una persona è più o meno indignata perché indignarsi oggi significa cercare una scorciatotia deresponsabilizzante. Siamo invece sempre più chiamati, tutti, a partecipare, a imporci contro questo stato di cose, altrimenti mai nulla cambierà.
L'indignazione è il sentimento preferito da chi comanda e governa. Un popolo indignato ma apatico, socialemente disunito, pigro e sostanzialmente rassegnato è facile da comandare e sfruttare ed è quello che sta succededo.
L'indignazione va bene, ma non può essere lo scopo, deve essere il motivo scatenante per lavorare a fondo per cambiare le cose.

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